«Quando il malaffare
diventa consuetudine»
La corruzione secondo Corradino e De Bortoli
Il magistrato, componente Anac e il giornalista già direttore del Corriere della Sera hanno presentato il volume “È normale… lo fanno tutti” alla Scuola Superiore di Catania
È normale… lo fanno tutti: questo l’esplicativo titolo dell’ultimo libro scritto da Michele Corradino, componente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac). Un testo di facile lettura, che mette davanti gli occhi le dimensioni del cancro del nostro paese: la corruzione. La presentazione del libro, tenutasi presso la Scuola Superiore di Catania, ha visto protagonista oltre all’autore anche Ferruccio De Bortoli, attuale presidente della casa editrice Longanesi, già direttore del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore. Alla conferenza, moderata da Mario Barresi del quotidiano La Sicilia, hanno preso parte per dei saluti istituzionali il sindaco di Catania, Enzo Bianco, il rettore dell’Università di Catania, Francesco Basile e il presidente della Scuola Superiore, Francesco Priolo.
UN FENOMENO ANTROPOLOGICO. «Il malaffare in Italia è diventato una consuetudine – esordisce De Bortoli – e così facendo non ci rendiamo più conto di cosa sia legale o no». Viviamo quindi una normalizzazione del malaffare, che ci fa sembrare normale ciò che non è legale, rendendoci vittime e complici del malaffare allo stesso tempo. «A determinare la diffusione del fenomeno– continua il giornalista – ci sono dei fattori culturali e antropologici che è importante capire: ciò è evidente nel modo in cui colui che compie il reato viene moralmente assolto». Quando un “colletto bianco” viene infatti condannato per corruzione, infatti, non perde quasi mai la sua vecchia posizione sociale, o almeno non del tutto: «c’è sempre una giustificazione all’evasione delle regole comuni».
Ferruccio De Bortoli
PREVENIRE LA MALATTIA. Ma, al di là di questo aspetto antropologico e culturale, quali sono le responsabilità della classe politica? Per quali motivi quest’ultima sembra non mettere in cima alle proprie priorità il tema dell’anticorruzione? Se l’attività dell’ente anticorruzione, come ha spiegato Corradino, viene talvolta percepita come un’ingerenza dalla politica, quali sono le soluzioni a quello che Cantone ha definito “Il male Italiano”? «Il primo passo per curare la malattia è prevenirla – dice Corradino -, ma questo non basta. Ocorre cambiare i nostri stili di vita, serve un controllo sociale, bisogna coinvolgere la comunità nella prevenzione del male». Il cittadino deve allora “aprire gli occhi” e denunciare episodi di corruzione nelle amministrazioni e in politica. «Questo controllo sociale – continua il magistrato – è un passo fondamentale, che tuttavia potrà essere compiuto davvero solamente quando tutti ne capiremo l’importanza».
Michele Corradino e Mario Barresi
LIBERARSI DALLE SCORCIATOIE. Quali sono gli impegni che pubblica amministrazione e politica dovrebbero assumersi per indirizzare i cittadini sulla strada dell’onestà? «Se i partiti riuscissero ad attuare il principio della trasparenza – spiega ancora De Bortoli – si potrebbe parlare nuovamente di finanziamento pubblico ai partiti, combinato ai finanziamenti privati da parte dei sostenitori». In attesa che la classe politica recepisca questo messaggio, tuttavia l’invito è ad analizzare i nostri comportamenti: «Dobbiamo capire – chiosa Corradino – che se oggi un favore fatto a noi ci è comodo, domani potrebbe danneggiarci». Per pretendere l’onestà bisogna essere onesti.