Vince il Pulitzer, si ritira
la storia di Ryan Kelly
un’istantanea di gloria
Ad appena trentun anni è stato premiato con i più importanti riconoscimenti mondiali, immortalando il 12 agosto dello scorso anno l’auto guidata da un estremista di destra che investe decine di manifestanti pacifisti a Charlottesville. Era il suo ultimo giorno di lavoro: aveva già deciso di mollare tutto e cambiare mestiere, troppo dura la vita del foto-giornalista. Oggi, nonostante la fama, gestisce i social di un birrificio.
Come un goal, all’ultimo minuto, in una finale di calcio, un giovane di 31 anni all’ultimo giorno del suo lavoro in una famosa agenzia fotogiornalistica, scattando un click ha vinto il premio di giornalismo Pulitzer 2018 nella sezione Fotografica.
È quello che è accaduto a Ryan Kelly, il fotografo del Daily Progress che ha vinto il prestigioso premio Pulitzer nella categoria Breaking News Photography grazie a “un’immagine agghiacciante che mostra i riflessi e la concentrazione del fotografo”. Ci troviamo a Charlottesville, Virginia, 12 agosto 2017, in un raduno di estremisti di destra: per Kelly è l’ultimo giorno di lavoro, l’indomani insieme a sua moglie imboccherà l’autostrada per Richmond. Posto nuovo, vita nuova. Basta con i quotidiani: troppo stress, troppe scadenze, troppo difficile vivere da foto-giornalista. Ha deciso, continuerà a scattare da freelance mentre gestirà i social di un birrificio. Eppure, a dargli la gloria, sono proprio gli ultimi istanti dell’ultimo giorno di lavoro.
La sequenza, quel giorno, è concitata: un muro di persone in protesta avanza, si dirige verso Kelly che salta sul marciapiede. A un tratto si sente arrivare il rombo di una grossa automobile. Tutto si gioca d’istinto. Il fotografo aspetta che l’auto lo superi, afferra la macchina fotografica, la punta come un cecchino. E scatta, scatta, scatta. Il risultato, alla fine, è strabiliante: una fotografia complessa, gambe per aria, braccia che si levano, gente che urla, acqua che zampilla. Purtroppo nell’attentato muore una donna e 19 persone rimangono feriti.
“È stata una questione di riflessi – ha raccontato il fotografo su Poynter – Anni di esperienza nel fotogiornalismo mi avevano preparato a reagire d’istinto. È stato più un fatto di memoria muscolare che una composizione intenzionale a portare a quel risultato”. Del Pulitzer, Kelly ha saputo di rientro da Amsterdam, dove era andato a ritirare un secondo premio, stavolta al World Press Photo. Lo dedica ai suoi ex colleghi giornalisti e all’ottimo lavoro che hanno fatto giorno per giorno per un anno intero. E dire che pochi secondi prima dell’attacco stava fotografando un centinaio di persone che cantavano e danzavano per un raduno pacifico. Oggi, che ha cambiato professione, porta ancora nelle orecchie il rumore delle gomme che stridono sull’asfalto. “Salto ancora in aria ogni volta che sento lo stridere delle gomme – afferma – Penso che aver visto tutto attraverso l’obiettivo della macchina fotografica mi abbia fornito una sorta di distacco“.