“Visioni” di un passato che è già futuro: la Scuola Superiore di Catania si racconta
La scuola non è fatta per i professori eccellenti, ma per gli studenti eccellenti», questa la visione illuminata del Prof. Enrico Rizzarelli, allora rettore dell’Università di Catania, che nel 1998 permise la nascita della Scuola Superiore di Catania. Un’università eccellente che negli anni ha sfornato talento e maturato la consapevolezza che per ricevere bisogna dare. Di menti la Sicilia è piena e la Scuola Superiore di Catania da vent’anni ne valorizza le potenzialità, permettendo loro di non fuggire verso lidi “migliori”, come spesso capita.
L’obiettivo formativo della Scuola è quello di dare voce alle idee, far crescere gli studenti, che hanno la possibilità di maturare e diventare i dirigenti del futuro: «Puntiamo tutto sugli allievi – sostiene il Prof. Francesco Priolo, presidente della Scuola – sono loro la linfa vitale di questa istituzione, senza il loro impegno e volontà nulla di questo sarebbe nato. Da vent’anni siamo sul territorio e quella che una volta era una visione oggi è una realtà concreta». Nata per emulare il modello della Scuola Normale di Pisa – «sua sorella maggiore, ma solo per età», come afferma il Direttore della celebre Università toscana Prof. Vincenzo Barone – la Scuola Superiore negli anni ha conquistato un proprio spazio all’interno del panorama accademico italiano. La visione di Barone guarda al lavoro sodo, a una preparazione dura e senza scorciatoie, perché come ai tempi di Napoleone, che fondò la scuola toscana per formare i dirigenti del passato, oggi queste istituzioni devono forgiare le personalità del futuro. È necessario dimenticare di essere il Sud svantaggiato, sottosviluppo e sfruttato come spesso, e a torto, viene raccontato: «Al Sud si può fare eccellenza – sostiene il Direttore –, non c’è nessuna maledizione. Occorre continuare a perseguire la volontà di cooperazione tra i diversi bacini culturali, realizzare attività formative che non siano sganciate dal territorio, né dal contesto politico e sociale, per assicurare un tipo di formazione in grado di occuparsi dei problemi complessi, proponendo modelli di sviluppo per il paese». Lo scopo delle scuole superiori è quello di realizzare un sogno, riprendere quel cammino che i padri hanno segnato e continuare a perseguirlo attraverso: il duro lavoro, la volontà di ferro, l’elasticità mentale e la disponibilità ad aprirsi al mondo, l’umiltà di non sapere e la capacità di apprendere, tutte qualità che gli allievi delle scuole superiori italiane devono possedere per permettere a loro stessi e al nostro paese di ricominciare a sognare.
Il sogno catanese diventato realtà ha celebrato i vent’anni della sua fondazione con la mostra inaugurata al Rettorato e oggi visitabile presso Villa San Saverio, e un testo dal titolo “Visioni – In viaggio con la Scuola Superiore di Catania”, curato dal direttore del Sicilian Post, Giorgio Romeo.
Merito della scuola è quello di interagire col territorio: «La scuola – continua il Prof. Priolo – non deve chiudersi ma aprirsi al mondo che la circonda, lavorare in sinergia con le imprese e aiutarle a crescere». Riflette questa tendenza alla collaborazione e cooperazione anche la copertina del libro, che presenta l’immagine di una Sicilia inedita: «La foto non è stata scelta – sostiene la Prof. Lina Scalisi, coordinatrice delle Scienze Umanistiche – solo perché mostra una bellissima immagine della nostra isola, dove è semplice trovare l’Etna e Catania. Quello che ci piaceva era questa sottile linea luminosa che sembra collegare l’isola all’Italia; risulta difficile individuare, nell’immagine scattata dall’ESA, dove inizia l’una e finisce l’altra». La stessa scelta dell’autore va in questa direzione: «Giorgio Romeo è un personaggio generazionalmente vicino ai ragazzi – aggiunge la prof. Lina Scalisi – si è avvicinato a loro attraverso “formule dialoganti” che sono state fondamentali per la costruzione di questo volume; la scelta delle immagini, le narrazioni, i racconti, hanno avuto alla base un rapporto generazionale con gli allievi e gli ex allievi della Scuola».
Come ha spiegato lo stesso Giorgio Romeo, il testo è costruito su venti parole chiave: «Il numero non è stato scelto a caso – racconta sorridendo – così come i termini che sono stati selezionati tra i molti che gli studenti della Scuola ci avevano suggerito». Il testo infatti non è un mero raccontarsi della scuola, ma in linea con la sua dinamicità ne riflette le caratteristiche attraverso il dialogo con gli ex-presidenti, i professori, e gli allievi: «Ciascuno di loro ha aggiunto una nuova pennellata all’affresco che questo lavoro si prefigge di offrire». Romeo, inoltre, viene dal giornalismo e come tale il suo è anche stato un lavoro d’archivio: «Ho iniziato dal nostro giornale, “La Sicilia”, che negli anni ne ha narrato le imprese, ma andando avanti mi sono reso conto che anche a livello nazionale il suo impegno era stato notato, non a caso ho citato un articolo del Corriere scritto da Gian Antonio Stella, una delle sue firme più celebri». Più che una visione il testo infatti è un viaggio che accompagna il lettore, e il curioso, alla scoperta della Scuola che non smetterà mai di mutare: «Il titolo vuole cogliere questo aspetto – sostiene il Presidente della Scuola – dalla visione iniziale di un progetto ambizioso in grado di arricchire un territorio, alla sua continua evoluzione verso nuovi traguardi».