4 euro per segnalare le auto in doppia fila: Scout Park, l’app svedese che manderebbe in tilt Catania
Da semplici cittadini a vigili urbani freelance che fanno rispettare una delle regole basilari del codice della strada e che ci guadagnano pure. È questo il principio alla base dell’iniziativa che sta riscuotendo un discreto successo nelle fredde latitudini scandinave. Ma se ciò non stupisce più di tanto in un contesto abituato all’ordine e al senso civico, tutt’altra storia sarebbe nella città etnea, regno della sosta creativa. Ci siamo così divertiti ad immaginare cosa accadrebbe se tale app finisse nelle mani dei catanesi
Immaginate la scena. Siete in centro, sommersi dal traffico cittadino, dovete sbrigare una commissione, magari prelevare al bancomat o prendere un caffè al volo. Il parcheggio? Una chimera. Dopo qualche minuto di ricerca frustrante, decidete di infilarvi in doppia fila, un classico del codice stradale non scritto della città. “Tanto sto cinque minuti”. Ma al vostro ritorno, sorpresa: qualcuno ha immortalato la vostra auto, ha caricato la foto su un’app e avete appena vinto una multa.
Benvenuti in un mondo dove ogni cittadino può trasformarsi in un vigile urbano freelance, pronto a beccare chi parcheggia dove non deve. E non lo fa per senso civico, ma per soldi: 4,31 euro a segnalazione, che moltiplicati per qualche auto al giorno diventano un arrotondamento niente male. Un sogno per i fanatici dell’ordine, un incubo per chiunque lasci la macchina “un attimo” in doppia fila. L’app in questione si chiama “Scout Park” e in Svezia, dove il rigore e la disciplina sono quasi un dogma, sta avendo un discreto successo. Ora, proviamo a immaginare questa roba a Catania. La città etnea, regina del parcheggio creativo, patria della sosta anarchica.
L’idea che chiunque possa diventare un cacciatore seriale di parcheggi selvaggi – guadagnandoci pure – sarebbe la miccia perfetta per una città che vive di compromessi silenziosi. E qui nasce il vero problema: le ripercussioni sociali. Perché se in Svezia la multa arriva per posta e il colpevole medita sulle proprie colpe davanti a un caminetto acceso, qui l’automobilista che si vede immortalato dall’app reagirebbe con strumenti più “immediati” e tangibili.
Catania, città senza regole (ma con regole tutte sue). Si sa, il parcheggio a Catania è una cosa seria. C’è la sosta vietata, la doppia fila e, ogni tanto, pure la tripla. Ma non è disordine, no, è equilibrio. Un equilibrio instabile, certo, ma pur sempre equilibrio. Qui il parcheggio creativo è una forma d’arte: richiede intuito, tempismo, una buona dose di faccia tosta e, soprattutto, una conoscenza profonda del contesto sociale. Chi parcheggia in doppia fila davanti al bar non è un trasgressore, è uno che “scende un attimo per un caffè”. Chi piazza l’auto in curva con le quattro frecce accese non è un incosciente, è un padre di famiglia che compra il pane. Strisce pedonali? Consigliate, non obbligatorie. Marciapiedi? Ottimi per camminare, ma all’occorrenza perfetti per parcheggiare. Passi carrabili? Un concetto filosofico.
Non è anarchia, è adattamento evolutivo.
Multare è umano, segnalare è diabolico. Una cosa è certa: se Scout Park arrivasse a Catania, non sarebbe solo un’app. Sarebbe un esperimento sociale, una sfida, un’opera di teatro urbano. Nel giro di ventiquattr’ore, i vigili si ritroverebbero sommersi da una valanga di segnalazioni, perché c’è da scommetterci: i catanesi non sono famosi per rispettare il codice della strada, ma quanto a spirito imprenditoriale non li batte nessuno. E se c’è un modo per fare soldi facili con lo smartphone, lo troveranno. Funzionerebbe? Tecnicamente sì. A occhio, con il traffico di via Etnea o il caos davanti alle scuole all’ora di punta, si potrebbe mettere insieme uno stipendio da funzionario comunale in meno di un mese. E i veri pro-player sarebbero gli studenti universitari disperati. “Fratelli, ci sono bollette da pagare!”. Ma l’idea che chiunque possa diventare un cacciatore seriale di parcheggi selvaggi – guadagnandoci pure – sarebbe la miccia perfetta per una città che vive di compromessi silenziosi. E qui nasce il vero problema: le ripercussioni sociali. Perché se in Svezia la multa arriva per posta e il colpevole medita sulle proprie colpe davanti a un caminetto acceso, qui l’automobilista che si vede immortalato dall’app reagirebbe con strumenti più “immediati” e tangibili.
Da decenni i posteggiatori amministrano la sosta in città con una competenza che farebbe invidia a un urbanista. In teoria, Scout Park potrebbe metterli fuori gioco. In pratica? Difficile. Potrebbero diventare consulenti per automobilisti disperati: “Lì ti inchiodano di sicuro, ma qui resisti fino alle 18:00”.
Posteggiatori 3.0: come sopravvivere all’algoritmo. Non sono poliziotti, non sono vigilantes, ma da decenni i posteggiatori amministrano la sosta in città con una competenza che farebbe invidia a un urbanista. In teoria, Scout Park potrebbe metterli fuori gioco. In pratica? Difficile. Se c’è una cosa che sanno fare bene, è capire da che parte gira il vento. Potrebbero reinventarsi, magari dando consigli su dove non parcheggiare per evitare le segnalazioni. O ancora meglio, diventare consulenti per automobilisti disperati: “Lì ti inchiodano di sicuro, ma qui resisti fino alle 18:00”.
Dal sogno civico all’ingegno all’italiana. Introdurre un’app come questa potrebbe essere l’occasione per ridisegnare il rapporto tra cittadini e spazio urbano. O potrebbe semplicemente finire nel dimenticatoio, come tante altre iniziative benintenzionate ma destinate a scontrarsi con la realtà catanese. Perché mentre in altri paesi un sistema del genere serve a far rispettare le regole, in Italia – e a Catania in particolare – il rischio è che diventi l’ennesima farsa, dove si finisce per usare un’app nata per combattere l’illegalità…per fare soldi sull’illegalità. Il che, a pensarci bene, è la cosa più italiana di tutte.
(Foto in copertina: Piazza Manganelli, Catania. Foto di Carlo Pelagalli, C.C by SA 3.0)