Etna Film, Hitchcock e Chaplin: al Museo del Cinema rivivono gli anni d’oro di Catania

Da quasi 22 anni, lo spazio espositivo situato presso “Le Ciminiere” permette ai visitatori di fare un tuffo nel passato glorioso della città etnea e nel suo strettissimo legame con la Settima Arte. La recente donazione di antiche strumentazioni da parte delle famiglie Muscarà e Ventimiglia è stata l’occasione per riscoprire alcune storie di grande importanza. Da quella della prima casa di produzione che anticipò persino Hollywood, a quella del “barone” Gaetano Ventimiglia, che lanciò la carriera del regista di “Psycho” e fu inventore di tecniche e strumentazioni all’avanguardia, fino a quella del Martoglio cineasta e del suo straordinario film (perduto)

Antiche cineprese si stagliano davanti a iconici manifesti e a pellicole di un tempo che fu. Una scala e poi un grande scorcio di magia: la Casa del Cinema dona vita agli oggetti della quotidianità. La Settima Arte ne è l’anima che li accende: cucine, salotti, sale da pranzo e garage ospitano spazi interattivi, nei quali cornici, elettrodomestici e stoviglie racchiudono schermi che trasmettono spezzoni di storici film legati al tema della stanza in cui sono collocati. Da quasi 22 anni, da quando l’architetto François Confino ha trasformato il realtà il volere del critico cinematografico Sebastiano Gesù, il Museo del Cinema di Catania, situato presso il Centro fieristico-culturale “Le ciminiere”, permette a tutti i visitatori che varcano la sua soglia di ingresso di compiere un vero viaggio a ritroso nel grande mondo della cinematografia. Un’opportunità che spesso i catanesi non conoscono fino in fondo, sebbene proprio la città etnea abbia, con il cinema, un rapporto di strettissima vicinanza, che la portò persino a primeggiare in Europa. Testimoniato non soltanto dai cimeli custoditi all’interno del museo, ma anche dalle tante storie che dal loro esame riemergono dagli archivi della memoria. Le recenti donazioni delle famiglie Ventimiglia e Muscarà, accolte dal Museo il 14 Aprile 2025 con una cerimonia di “omaggio al cinema”, hanno arricchito ulteriormente la collezione e sono state l’occasione perfetta per ripercorrere il passato glorioso della città e di alcuni suoi illustri cittadini.

«I primi tre film che Hitchcock girò a Londra li realizzò con mio nonno, il barone Gaetano Ventimiglia. Insieme hanno anche realizzato “The Lodger”, un capolavoro del cinema muto. Quando sono arrivato e ho visto questo museo, sono rimasto esterrefatto dalla bellezza e ho pensato: “nonno deve tornare a casa”, ecco perché ho deciso di fare questa donazione»

Edoardo Ventimiglia

PRIMA DI HOLLYWOOD, CATANIA. «Nel 1914, Catania era una delle capitali del cinema europeo, e questo significava essere tra le capitali del cinema mondiale, perché allora Hollywood ancora non esisteva». Con queste parole, Sergio D’Arrigo, storico del cinema, ci descrive l’importanza che la città etnea, un secolo fa, ha rivestito nel panorama cinematografico mondiale. D’Arrigo ricorda che «la Sicilia aveva un suo tesoro, un suo petrolio, che si chiamava zolfo». Ed è da questo elemento che parte il racconto del legame tra la città e il cinema. A inizio ‘900 l’industria dello zolfo produceva molta ricchezza fino a quando, con l’avvento di tecniche più moderne, non entrò in crisi. A quel punto, infatti, si pensò di «riconvertire questa immensa macchina in una macchina del cinema», continua lo storico. In questo scenario fu Alfredo Alonzo, magnate dello zolfo catanese, dando il via alla nascita dell’industria cinematografica etnea, a fondare nel 1913 l’Etna Film, considerata poi una delle più grandi industrie cinematografiche d’Europa. «Quella fu un’epoca in cui succedevano cose incredibili: si scriveva una novella e la si trasformava in un film, passando per la sceneggiatura. C’era un ottimismo generale, una collaborazione tra scrittori, registi e produttori» afferma D’Arrigo. Uno scenario in cui si cercava la collaborazione con personalità di spicco nel panorama italiano, come Verga, Capuana, Martoglio e Musco, che purtroppo fu destinato a terminare a causa delle difficoltà economiche legate alla guerra. Se nel 1916 l’Etna Film fu costretta a chiudere i battenti, nel 1915 erano nate altre tre case di produzione: la Sicula Film, per volontà dell’avvocato Gaetano Tedeschi dell’Annunziata, la Jonio Film, di Filippo Benanti e la Katana Film, in cui mosse i primi passi il direttore della fotografia Gaetano Ventimiglia, nominato poi “barone” dal regista Alfred Hitchcock. Esperienze che, insieme, contribuirono ad arricchire la stagione cinematografica etnea, poi interrotta bruscamente dalla guerra.

Macchina da ripresa 35mm O.G.300 progettata dal Barone Gaetano Ventimiglia
Uno scatto che ritrae insieme Hitchcock e Ventimiglia

IL CATANESE “BARONE” DELLA FOTOGRAFIA DI HITCHCOCK. «Il cinema, quello che mio nonno ha fatto, è partito da qui all’inizio del Novecento. «Quando sono arrivato e ho visto questo museo, sono rimasto esterrefatto dalla bellezza e ho pensato: “nonno deve tornare a casa”, ecco perché ho deciso di fare questa donazione». Davanti alla macchina da presa blimp appena donata al museo e progettata al nonno negli anni ’30, è con grande emozione che Edoardo Ventimiglia, nipote del Barone Gaetano Ventimiglia, ripercorre quegli anni carichi di entusiasmo e di fervore creativo, a cui il l’avo, vero innovatore del settore, contribuì fortemente. Lanciando, tra le altre cose, la carriera di un giovane Alfred Hitchcock: «I primi tre film che ha girato a Londra li ha fatti con mio nonno. Insieme hanno realizzato The Lodger, un capolavoro del cinema muto». Dopo aver lavorato a Londra, anche con Charlie Chaplin, Ventimiglia ricevette offerte da Parigi e non solo, ma scelse di andare a Roma con la prospettiva di fare sperimentazione cinematografica. Fu qui che contribuì alla nascita della Cines, che sarebbe diventata la grande casa di produzione del cinema italiano e nel 1935 fondò il Centro Sperimentale di Cinematografia. In questo scenario, sperimentò le prime macchine con blimp (cuffia metallica), come quella donata al Museo del Cinema di Catania (la O.G. 300), un sistema per registrare il sonoro isolando il rumore della presa diretta. «Stava avanti di 15 anni rispetto alla tecnologia dell’epoca», rivela D’Arrigo. 

«L’inizio del ‘900 fu un’epoca in cui succedevano cose incredibili: si scriveva una novella e la si trasformava in un film, passando per la sceneggiatura. C’era un ottimismo generale, una collaborazione tra scrittori, registi e produttori»

Sergio D’Arrigo, storico del cinema

LA DONAZIONE MUSCARÀ E LA RISCOPERTA DI MARTOGLIO. «Non c’era luogo più giusto di un museo per custodire la storia di quella che è stata definita la più meravigliosa delle arti, cioè il cinema», afferma la professoressa Sarah Zappulla Muscarà, sintetizzando il senso della donazione fatta al Museo del Cinema di Catania. Si tratta di un proiettore Cinemeccanica CPC 600, precedentemente custodito nel Cinema Tiffany, ex Cinema Trinacria, di proprietà della famiglia Muscarà: «Con grande dolore nostro abbiamo venduto il cinema, perché la nostra famiglia era molto legata. Questa macchina ha un valore materiale ma anche affettivo notevole» ci racconta la studiosa a margine della cerimonia. «È un racconto familiare, questa storia. Noi andavamo sempre nel nostro cinema da ragazzini, e siamo tutti affezionati al cinema perché ha fatto parte della nostra vita ed oggi continuiamo a studiarlo».

Oltre al proiettore, infatti, la famiglia Muscarà ha offerto in donazione alla biblioteca del museo una raccolta di libri che testimoniano l’importanza di protagonisti catanesi nella storia del cinema. Tra questi spicca l’opera dedicata all’attività cinematografica di Nino Martoglio, frutto di un approfondito lavoro di ricerca condotto da Sarah Zappulla Muscarà e dal marito Enzo Zappalà. «Martoglio non fu solo giornalista e scrittore, ma anche cineasta» racconta la professoressa. Il suo film Sperduti nel buio del 1914, venne definito dalla critica internazionale un capolavoro del cinema muto e «in quell’opera Martoglio elaborò una tecnica di montaggio straordinaria, con ambienti paralleli, anticipando russi e americani. È stato l’incunabolo del neorealismo» afferma la studiosa. Sebbene il film sia oggi perduto, il lavoro di ricerca dei coniugi Zappulla ha permesso di recuperare numerosi documenti, fotografie e un album di fotogrammi, utili a ricostruire la struttura e l’importanza storica dell’opera.

(In copertina: Un proiettore Cinemeccanica CPC 600 donato dalla famiglia Muscarà. Foto di Gabriele Calogero)

About Author /

Catanese, 22 anni, laureato in Scienze e Lingue per la Comunicazione. Collabora con il Sicilian Post da fine 2023. Si interessa di cultura, politica, arte, attualità e sport.

Leave a Comment

Your email address will not be published.

Start typing and press Enter to search