Sicilia, terra di misteri: da Palermo ad Agrigento, un itinerario alla ricerca dei castelli infestati

Storie di fantasmi, delitti irrisolti, congiure e intrighi familiari custoditi nei manieri dell’isola. Se siete curiosi di addentrarvi tra i segreti del passato e le bellezze architettoniche senza tempo, ecco alcuni consigli per delle visite fuori dall’ordinario.

CASTELLO DI CARINI. Nella cittadina palermitana di Carini si trova un castello risalente al XII secolo, teatro dell’omicidio della baronessa di Carini Laura Lanza, avvenuto il 4 dicembre 1563 e tuttora irrisolto, e del suo amante. Primogenita di Cesare Lanza, barone di Trabia e conte di Mussomeli, e della ricca Lucrezia Gaetani, l’adolescente Laura fu data in sposa a don Vincenzo La Grua-Talamanca, barone di Carini. Un matrimonio di interesse a cui si intrecciò la storia d’amore tra la baronessa e Ludovico Vernagallo, cugino del barone. Una relazione che portò ad un epilogo tragico per i due amanti quando furono sorpresi insieme dal marito e dal padre di Laura. Delitto d’onore o c’è dell’altro? Dopo più di quattrocento anni le vere ragioni restano incerte, ma secondo una leggenda popolare ogni 4 dicembre l’impronta della mano insanguinata della contessa appare sul muro della stanza in cui si consumò l’efferato delitto.

Il Castello di Carini

CASTELLO DI MUSSOMELI. Proprio nel paese nisseno di Mussomeli, di cui Cesare Lanza fu conte, continua il nostro tour nella Sicilia dei misteri, precisamente nel Castello “manfredonico” da Manfredi III di Chiaramonte che ne volle la costruzione. Una fortezza eretta tra il XIV e il XV secolo, collocata su una rupe alta circa 80 metri. Al suo interno, tra le varie sale, si trova la “stanza delle tre donne”: si narra che un tempo abitasse nel castello il potente principe Federico con le sue tre sorelle Clotilde, Margherita e Costanza. Un giorno, dovendo partire per una campagna militare, Federico decise di chiuderle al sicuro in una stanza con i viveri necessari e di murarle al suo interno. Purtroppo, la guerra durò più di quanto il principe avesse previsto e, al suo ritorno, delle sorelle trovò soltanto i corpi senza vita. Ancora stretti tra i denti delle salme, i calzari che forse furono l’ultimo tragico tentativo di alimentarsi.  Secondo la tradizione, il castello di Mussomeli fu teatro di un altro inquietante episodio, di cui è protagonista un certo don Guiscardo de la Portes. Pare che nel 1975 il suo spirito apparve al custode del maniero Pasquale Messina a cui raccontò di essere il figlio di un ricco mercante spagnolo e  di essere in attesa del suo primogenito dalla moglie Esmeralda. Nel 1392 – prosegue nel suo racconto il fantasma di don Guiscardo –  fu costretto a partire  a seguito dell’esercito di Re Martino I per placare la rivolta di Andrea Chiaramonte a Palermo. Conclusa la spedizione contro quest’ultimo, Guiscardo si diresse verso il castello di Mussomeli, che voleva visitare, ma durante il viaggio fu assalito dagli uomini del suo rivale in amore don Martinez. Guiscardo, gravemente ferito nello scontro, venne rinchiuso nei sotterranei del castello.

Il castello di Caccamo

CASTELLO DI CACCAMO. Alle pendici del Monte S. Calogero in provincia di Palermo, si trova la cittadina di Caccamo con il suo castello legato alla famiglia Bonello. La fortezza fu scelta, infatti, da Matteo Bonello e dai suoi compagni come rifugio dopo la “congiura dei baroni”. Nella notte di San Martino del 1160, Bonello e gli altri congiurati assassinarono il primo ministro di Guglielmo I Maione da Bari, e tentarono la cattura dello stesso sovrano, poi liberato dal popolo. Il re decise di vendicarsi e, non riuscendo ad irrompere nel castello, giocò d’astuzia: fece credere a Bonello di averlo perdonato e attiratolo con questo stratagemma a corte, lo fece arrestare e torturare fino alla morte. Da qui nasce la leggenda del suo fantasma che vaga ancora per le stanze del maniero di Caccamo in cerca di pace.

CASTELLO DI NARO. Secondo un’antica leggenda, nel Castello di Naro, in provincia di Agrigento, Madonna Giselda, moglie di Pietro Giovanni Calvello, Signore di Naro, si innamorò del paggio Beltrando. Durante una notte di luna piena, mentre l’amante le cantava accompagnato dal liuto i suoi sentimenti, i due furono sorpresi dal marito e il loro amore giunse ad unica tragica fine: Beltrando fu ucciso e gettato da una torre, Giselda venne rinchiusa in una fredda cella e qui morì di dolore. La leggenda narra che nelle notti di luna piena il fantasma di Giselda vaghi per le sale del castello in cerca dell’amato Beltrando.

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Cantante rock, classe ʼ90, laureata in Lingue per la Cooperazione Internazionale, con la musica ha scoperto la forza della condivisione, del mettersi in gioco, il piacere del sentirsi parte di qualcosa. Studiando lingue (inglese e spagnolo) ha stimolato la sua curiosità verso il mondo e ritrovato quella per la sua terra, la Sicilia. Il suo approccio agli articoli è lo stesso dei testi: uno sguardo mai sazio di stupore e meraviglia da trasmettere agli altri.

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